Una novità strepitosa proposta dalla Roma per alcuni tifosi che avranno la possibilità di assistere alla partita da una postazione privilegiata
Chi ha vissuto quei novanta minuti sugli spalti sa bene cosa significhi essere travolti dall’energia della folla, dai cori incessanti, dai colori che esplodono ad ogni azione pericolosa. Lo stadio è un luogo di pura passione, ma anche di caos, un ambiente che può risultare entusiasmante ma in alcuni casi anche piuttosto opprimente.
Può succedere a chiunque, figuriamoci a chi è più sensibile a suoni e stimoli visivi. Eppure, la bellezza del calcio è anche la sua capacità di unire, di creare un senso di comunità che va oltre il rumore e la confusione. Ma come possiamo garantire che lo spettacolo del nostro sport preferito sia davvero accessibile a tutti, senza eccezioni?
È qui che entra in scena la splendida iniziativa della Roma, che ha deciso di fare un passo importante verso l’inclusione. In occasione della partita contro il Torino, il club giallorosso ha inaugurato allo Stadio Olimpico una “quiet room” destinata ai bambini con autismo. Un gesto che va oltre la semplice accoglienza e diventa un simbolo di attenzione verso chi, in un ambiente caotico come quello dello stadio, avrebbe difficoltà a vivere l’esperienza calcistica in modo sereno.
Il gesto della Roma è un esempio che speriamo altri club decidano di seguire. Pensare a chi è più vulnerabile, a chi vive le situazioni con maggiore intensità, significa costruire uno stadio che non esclude ma abbraccia. Un ambiente dove le differenze non sono un ostacolo, ma una ricchezza.
Come funziona la “quiet room” creata dalla Roma allo stadio Olimpico
Questa sala speciale, allestita da Sport e Salute nella Tribuna Monte Mario, è un luogo sicuro e accogliente dove i bambini con disturbi dello spettro autistico possono godersi la partita in totale tranquillità. Pensateci un attimo: mentre il resto dello stadio è avvolto in un turbine di emozioni, nella quiet room tutto è studiato per garantire comfort e sicurezza.
Niente sovraccarichi sensoriali, niente stress: solo la possibilità di vivere la magia del calcio in modo rilassante, senza che i suoni assordanti e l’ambiente frenetico diventino un ostacolo.
Ma l’impegno della Roma non si ferma qui. Già durante la partita contro l’Udinese, il club aveva distribuito cuffie antirumore alle piccole mascotte con iperacusia, permettendo anche a loro di scendere in campo con i giocatori senza essere sopraffatti dal frastuono. Un gesto semplice, ma di enorme impatto. È un esempio concreto di come il calcio, anche nel suo aspetto più popolare e chiassoso, possa adattarsi per includere chi altrimenti ne resterebbe escluso.
In un mondo in cui l’accessibilità viene spesso dimenticata, la decisione di creare spazi inclusivi all’interno di uno stadio è un segnale forte e chiaro: tutti hanno diritto di vivere il calcio. Anche chi ha bisogno di un ambiente più calmo e protetto per non sentirsi sopraffatto. E se è vero che lo stadio, per sua natura, è un luogo di euforia collettiva, è altrettanto vero che deve essere uno spazio in cui chiunque, a modo proprio, possa sentirsi accolto.
Questa iniziativa non solo migliora l’esperienza delle famiglie coinvolte, ma lancia un messaggio importante: la diversità va protetta e valorizzata, anche (e forse soprattutto) in contesti caotici e apparentemente inaccessibili. Si tratta di una sfida ambiziosa, ma necessaria, perché il calcio è di tutti e per tutti, e ogni piccolo passo verso l’inclusione contribuisce a rendere questo sport ancora più straordinario.